Non Lasciare Roma, una canzone inedita
di FRANCO FASANO
Le canzoni nascono quando meno te lo aspetti: da un’intuizione, da una frase di un testo o musicale, da un pensiero vissuto o da una fantasia. Ma soprattutto le canzoni non muoiono mai al di là del percorso e del successo che riescono ad ottenere una volta pubblicate. La storia di Non lasciare Roma, una canzone inedita di Nino Manfredi, credo sia più unica che rara e ancora oggi mentre ne sto scrivendo non so dire quale sarà il suo destino.
Sembra la sceneggiatura di un film! Immaginate: metà anni Ottanta, due ragazzi, Grottoli &Vaschetti, carichi di entusiasmo con una valigetta piena di idee mi vengono a trovare a Milano per propormi le loro canzoni. Ero già introdotto nell’ambiente della discografia avendo partecipato al Festival di Sanremo sia come cantante che come autore. Mi colpirono molto ma il loro stile non era adatto alla mia personalità. Grazie a Pinuccio Pirazzoli avevo da poco avuto l’onore di conoscere Mario Panzeri autore di tantissimi successi tra gli anni 50 e 70 (Grazie dei fiori, Papaveri e papere, Pippo non lo sa, Maramao perché sei morto, Lettera a Pinocchio, Nessuno mi può giudicare, Finché la barca va, etc..), così misi i ragazzi in contatto con lui e so che cominciarono a lavorare insieme.
Nel ’94 iniziai a scrivere canzoni per Lo Zecchino d’Oro e ritrovai sul mio cammino Grottoli &Vaschetti arricchiti dall’esperienza vissuta con Panzeri. Insieme abbiamo iniziato a collaborare e scrivere canzoni per i bambini e non solo.
Quello era un periodo in cui, soprattutto d’estate, ero spesso al Sud per i miei concerti nelle piazze ma appena potevo tornavo volentieri a casa.
Nell’agosto del 1997, Grottoli & Vaschetti mi vennero a trovare a Rodano, pochi chilometri fuori Milano, per brindare al nostro primo traguardo come autori; qualche settimana prima infatti la Commissione dell’Antoniano di Bologna aveva scelto, tra le canzoni italiane in gara alla 40° edizione dello Zecchino d’Oro, Il Katalìcammello.
Non so a che proposito, tornò fuori il nome di Panzeri, probabilmente perché anche lui passava con disinvoltura da Sanremo allo Zecchino. Fu lì che Vaschetti prese la chitarra e frugando nella memoria ritrovò parole e melodia della prima versione di Non lasciare Roma senza baciare una romana. Questa la loro testimonianza:
Durante i molti incontri tra il 1988 ed il 1990, il Maestro Panzeri ci raccontava vari aneddoti sulla nascita di alcune canzoni storiche e ed ogni tanto suggeriva dei titoli o delle frasi che a lui sembravano funzionare particolarmente. Una di queste frasi venne fuori durante una cena ad un ristorante quando Panzeri la cantò allegramente dicendo che era da molto tempo che gli tornava in mente Non lasciare Roma senza baciare una romana, senza gettare un soldo nella fontana, da cui sviluppò il concetto che si può girare tutto il mondo visitando le più belle città, ma visto che Roma, anche a detta di molti stranieri, è considerata la città più evocativa e romantica del mondo (vedi Colazione da Tiffany), quando si visita, non si può lasciare senza portarsi dietro un ricordo, gettando per esempio un soldo nella fontana più famosa del mondo, quella di Trevi. Ci vollero due o tre incontri per elaborare la canzone, che arrivò ad avere una stesura di massima fatta con le chitarre e le voci. Dopodiché si incominciò a pensare a chi sarebbe potuto essere l’inteprete più adatto, e Panzeri, ricordando il suo vissuto con artisti del calibro di Vittorio de Sica e Johnny Dorelli, immaginò alcuni nomi tra cui Alberto Sordi o Nino Manfredi, icone simbolo della bellezza e la grandezza di Roma nel mondo. La scomparsa del maestro nel 1991 impedì al progetto di trovare uno sviluppo immediato, lasciando questa idea con alcune altre ancora inedite”.
Quello che avevo ascoltato era più di una scintilla creativa. Mi sono visto in un minuto e mezzo una commedia musicale al Sistina o un film con Sordi e Manfredi dove loro facevano i gondolieri ma sul Tevere (il seguito ideale dopo qualche anno de “I due gondolieri, la luna e tu”) dove “Non lasciare Roma” diventava la canzone portante della colonna sonora.
Sviluppai istintivamente il brano musica e parole con Grottoli & Vaschetti che non potevano credere alle loro orecchie (e nemmeno io).
Qualche giorno dopo eravamo allo Sudio B3 di Milano a provinare la canzone.
Cominciai le mie verifiche d’ascolto: chiunque avesse ascoltato il pezzo saltava sulla sedia tranne gli addetti ai lavori che lo ritenevano datato.
Datato? Mica dovevamo andare a Sanremo nelle nuove proposte? Nonostante non ci furono risultati propositivi continuavo a pensare che “Non lasciare Roma” fosse un brano più che datato “fatato”, fuori dal tempo come certe favole che restano impresse nelle memoria così come sono, per la semplicità e la popolarità della loro natura. Ma cosa ci azzeccano con Roma un milanese, due piemontesi e un ligure?
Qui ci vorrebbe un romano doc. Ed è così che mi venne in mente Claudio Zitti un ottimo pianista con il quale avevo collaborato sia dal vivo che in studio di registrazione. Lo chiamai e gli dissi:
“A Cla’ vuoi diventare famoso? Ti devo parlare al più presto”.
Ascoltammo “Non lasciare Roma” nella mia casetta di Alassio e decise di adottarla!
Sono passati quasi 25 anni dalla prima stesura di questa semplice canzone che ha unito almeno tre generazioni di autori della storia della musica italiana e ancora oggi non si sa se il grande pubblico avrà il piacere di ascoltarla.
Io me lo auguro. Nel frattempo anche io sono diventato un po’ romano perché il 15 giugno del 2004 è nata mia figlia Dalia che quando ha sentito Non lasciare Roma mi ha chiesto: “Ma la romana della canzone è la mamma?”